Il “Progetto Cultura Marziale” è un laboratorio che offrirà ai praticanti la possibilità di conoscere le radici profonde della tecnica che viene appresa; l'idea e lo sviluppo di tale progetto si è concretizzata nel lavoro di ricerca svolto durante la compilazione della mia tesi di Laurea in Lettere riguardante le culture marziali. Un ulteriore approfondimento di queste tematiche mi ha consentito di affrontare l'argomento della sicurezza nelle società complesse nella successiva tesi di Laurea in Sociologia. Il "Progetto Cultura Marziale" è un  laboratorio utile per comprendere le motivazioni sociali della nascita di sistemi di combattimento pressoché in tutte le culture e per lo studio di metodologie che migliorino gli standard di sicurezza nella vita quotidiana.
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PROGETTO CULTURA MARZIALE
26.03.2009 PUGILISTICA DIODATO - CHIETI

Un grande allenamento di pugilato presso la "PUGILISTICA DIODATO CHIETI" dell'amico Danilo Diodato che, pur avendo la palestra piena come un uovo, ci ha ospitati con la solita cortesia che lo contraddistingue coinvolgendoci in un grande allenamento di boxe inglese. Un grazie di cuore da parte mia e dei miei ragazzi che hanno colto l'occasione di vedere da vicino una società giovane del panorama pugilistico abruzzese che, sono sicuro, farà presto parlare di sè grazie alla competenza e alla passione di Danilo Diodato.

I ragazzi di Danilo dopo il duro allenamento e...

... il mio gruppo che, devo dire, non molla e mi segue in blocco nelle trasferte d'allenamento... 

... dopo la fatica tutti al pub per un boccone e una birra



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PROGETTO CULTURA MARZIALE
21.02.2009 PALESTRA PRO ACTION - MIGLIANICO

Un grande seminario di Arti Marziali Filippine tenuto dai Maestri Pino Petrini e Luca La Rovere presso la palestra Pro Action. Coinvolgente e davvero "reale"; chi pratica seriamente sa che cosa intendo... Li ringrazio di cuore per due ore intense nelle quali i partecipanti hanno potuto assaporare le Arti Marziali del Sud Est Asiatico. Un sentito ringraziamento a Fabrizio della Pro Action per la disponibilità.

Pino Petrini e Luca La Rovere



Il gruppo di partecipanti al seminario di Kali





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PROGETTO CULTURA MARZIALE
09.12.2008 SAKURA - PESCARA

Nell'ambito del "Progetto Cultura Marziale" ho accolto l'invito del M° Vittorio Sola, DT dell'ASD "Sakura" di Pescara. Una grande esibizione di JU-JUTSU per mostrare a tutti, addetti ai lavori e profani, il principio della cedevolezza, cardine dell'Arte Marziale dei Samurai.
Un sentito ringraziamento da parte mia e dei ragazzi che hanno colto un'opportunità unica.
 


Il M° Vittorio Sola illustra il principio della cedevolezza con l'aiuto di Gianni, suo fidato collaboratore



Gli studenti del California Fitness Club e della Pro Action presenti alla dimostrazione

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ASPETTI E IMPLICAZIONI CULTURALI DELLE ARTI DISCIPLINARI. 
IL SINCRETISMO NELLE ARTI MARZIALI: IL CASO SPECIFICO DELLA KICKBOXING.
- Tesi d'esame per il conseguimento della qualifica di Maestro di Kickboxing, Cintura Nera 3° Grado F.I.KB (07.07.2005) - 

Avvicinandomi ad una qualifica importante come quella di Maestro di kickBoxing ho sentito la necessità di compiere una valutazione della via intrapresa e della strada percorsa sino ad oggi; nelle precedenti tesi per gli esami di 1° e 2° grado ho relazionato su aspetti specifici propri della disciplina e della programmazione nella preparazione di atleti combattenti.
Lo stato attuale dell’arte si misura soprattutto dal raggiungimento di obiettivi sportivi di prestigio e non è raro sentir parlare di una grande scuola di arti marziali quando ad essa appartengono campioni delle specialità praticate; è più difficile identificarla come istituto deputato a luogo di socializzazione secondaria nel quale vengono trasmessi valori aggiunti diversi da quelli, se pur importanti, del risultato agonistico. Questo è il motivo principale della scelta dell’argomento della tesi in questione. Negli ultimi anni, avvicinandomi anche ad altre discipline, ho constatato che spesso la pratica è assimilata con il fine di produrre atleti, possibilmente campioni; non risulta essere un mezzo per migliorare altri aspetti importanti quanto e più di quelli sportivi. L’affermazione non vuole trascendere considerando la filosofia che accompagna discipline prettamente orientali, anche in considerazione del fatto che la KickBoxing è una disciplina occidentale e sarebbe facilmente confutabile la teoria che accosta la nostra disciplina alla filosofia zen o a quella taoista. L’aspetto rilevante, interessante dal punto di vista socio-antropologico, è rappresentato dalla nascita della kickBoxing: il pragmatismo occidentale incontrò, durante la seconda guerra mondiale, la filosofia marziale delle popolazioni orientali, portando alla nascita di discipline che in breve tempo divennero  di massa. La portata di questo evento risulta essere di inestimabile valore per i praticanti di tutto il mondo in quanto le nostre arti disciplinari effettuarono un balzo passando da discipline riservate a una piccola élite a discipline potenzialmente alla portata di tutti. Nel 1974 esplose in tutto il mondo il Full Contact Karate, primo caso di sincretismo a livello globale tra le arti disciplinari. Naturalmente la compenetrazione e la contaminazione tra arti marziali è sempre avvenuta, fermo restando il fatto che il fenomeno non ha mai avuto una rilevanza internazionale; il primo esempio che mi viene alla mente è il caso della boxe tailandese e di quella birmana: ambedue le discipline hanno, per centinaia di anni, favorito il loro sviluppo vicendevolmente contaminandosi l’una con l’altra. La posizione geografica è risultata fondamentale per lo sviluppo di questo fenomeno, ma sia la boxe thai che la boxe birmana sono rimaste discipline riservate a una ristretta cerchia di praticanti: solo l’arte siamese si è sdoganata in tempi recenti compiendo il balzo internazionale. Il Full Contact Karate divenne in tempi brevi, soprattutto per motivi politici legati all’avversione dei praticanti di karate, KickBoxing e il primo campione internazionale di questa disciplina divenne Bill “Superfoot” Wallace ma colui che, a mio parere, fece compiere un passo in avanti alla kickBoxing fu Benny “The Jet” Urquidez, non solo perché fu il primo a sfidare atleti giapponesi e a divenire una stella in Oriente ma perché, così facendo, favorì uno scambio culturale concreto costruendo un ponte marziale tra Oriente e Occidente permettendo alla disciplina di trovare nuovi spunti, idee, modalità. Soprattutto le metodologie di allenamento beneficiarono di questo fenomeno comparandosi in un primo momento e ibridandosi in un secondo. Sono convinto che il grande lavoro svolto da uomini lungimiranti abbia aperto gli occhi anche a levante ed è interessante notare che il percorso seguito precedentemente verso Oriente ha sortito dei risultati impensabili se consideriamo che pochi decenni dopo la modalità sportiva del Wushu, il Kung Fu Sanda ha effettuato il cammino verso Occidente riconoscendo alle modalità di ponente un valore che per millenni era stato esclusiva dell’est del pianeta. Vorrei far notare la portata sociale, culturale e pedagogica dell’evento: l’unità del metodo di ricerca e lo studio della fisiologia della conoscenza - temi importantissimi per Karl Popper[1], uno dei grandi pensatori del secolo scorso - hanno finalmente toccato il mondo delle nostre discipline in modo inaspettato e oserei dire inconsapevole; piuttosto che uno sviluppo programmatico mi sembra che le arti disciplinari subiscano un’evoluzione legata alla teoria anarchica della conoscenza di  Paul K. Feyerabend[2] (anch’egli grande pensatore del ‘900 e allievo di Popper) secondo la quale la ricerca degli scienziati progredisce meglio se avviene al di fuori di ogni autorità, compresa l'autorità della “ragione” o del “metodo”: ogni mutamento deriva dalla continua violazione di regole metodologiche e condizionamenti culturali ed ideologici. E i condizionamenti culturali e ideologici hanno quasi sempre sopraffatto le nostre discipline finché non vi è stata la violazione di quelle regole dottrinali che ne bloccavano lo sviluppo. Sono le resistenze culturali e le ideologie ancorate spesso a ragioni politiche che impediscono alla arti disciplinari di confrontarsi in modo propositivo e di approdare in un’area semantica che nel nostro caso dovrebbe vedere tutte le discipline che adoperano tecniche di percussione (calci e pugni). Un esempio?Negli Stati Uniti il Sanshou (la KickBoxing cinese o Sanda) è comunemente identificato come KickBoxing e la promozione è affidata a Federazioni ( vedi IKF, International KickBoxing Federation e USKBA, United States KickBoxing Association) che promuovono la KickBoxing come la intendiamo noi in Italia e dove invece il Sanda è disciplinato da altra federazione. Questi particolarismi ingiustificati trovano risposta oltreoceano grazie ad atleti come Cung Le, campione del mondo di Sanshou (categoria mediomassimi) e stella dei circuiti di thaiboxing, comunemente identificato come un KickBoxer sia che egli combatta in una modalità che nell’altra. E’ interessante notare che la stessa resistenza e avversione verso modalità molto simili alla kickBoxing appartenga anche al recente passato. Soprattutto in Europa, fino ad un decennio fa, combattere con i calci alle gambe era un tabù e la modalità low-kick appannaggio di pochissimi atleti, considerati spesso come kickers poco efficaci e spettacolari avendo scelto una disciplina di combattimento con la possibilità di portare calci in linea bassa. La WAKO aprì infatti con ritardo il settore low-kick, che era appannaggio di altre sigle (vedi WKA) che promuovevano la loro attività al di fuori del Vecchio Continente. Allo stato attuale la kickBoxing risulta in continua evoluzione e grazie alla sua singolare natura - priva di particolarismi e protezionismi culturali e ideologici ma con una precisa identità biogrammatica – è disposta a compiere un ulteriore passo in avanti accogliendo tecniche di proiezione e di lotta che ne integreranno il bagaglio tecnico. Non è azzardato affermare che la KickBoxing del futuro sarà comunemente identificata con ciò che oggi chiamiamo shootboxe completando quel ciclo di compenetrazione tra culture marziali e arti disciplinari permettendo al praticante di combattere in piedi e al suolo, con tecniche di percussione, leve articolari, strangolamenti ecc… Le opposizioni a questa nuova modalità, da poco entrata nelle specialità della KickBoxing, sembrano meno forti rispetto alle avversioni di un tempo e si prevede pertanto uno sviluppo e una trasformazione più rapida rispetto alla precedente evoluzione. L'aspetto normativo legato alle modalità sportive delle arti marziali oppone, come al solito, resistenze che limitano le possibilità e le potenzialità disciplinari specifiche; il lavoro che verrà svolto al fine di proporre un allineamento delle culture marziali risulterà fondamentale al fine di sdoganare nicchie disciplinari,  portarle a galla, riqualificare il corpo docente e canalizzare le energie dentro un unico contenitore. Come direttore tecnico dell’Associazione Sportiva e Culturale “********” coordino e sviluppo il “Progetto Cultura Marziale”, un laboratorio che offrirà ai praticanti la possibilità di conoscere le radici profonde della tecnica che oggi viene appresa grazie anche agli studi inerenti la mia tesi di Laurea (in Lettere) sulle culture marziali e la tesi di Laurea (in Sociologia) sulla sicurezza nelle società complesse: il laboratorio risulterà utile al fine di comprendere le motivazioni sociali della nascita di sistemi di combattimento pressoché in tutte le culture; l’approccio multidisciplinare risulta, oltretutto, fondamentale per lo studio di metodologie che migliorino gli standard di sicurezza nella vita quotidiana. Mi preme ribadire che lo studio e l’allineamento culturale di discipline affini è fondamentale per la crescita di tutto il settore marziale e anche quando le aree di competenza non risultassero simili i processi di sincretismo e di compenetrazione non potranno che apportare un reale vantaggio: i filoni comunicativi, che portano alla fusione, aggregazione e relativa penetrazione reciproca non possono che apportare un vantaggio reale e tangibile; al contrario tutti quei processi che cadono nel protezionismo e che, nel mondo già esclusivo delle nostre discipline, creano gruppi riservati, o sarebbe meglio dire clan, continueranno ad arrecare danni, a volte irreparabili, all’intero movimento in generale e al singolo praticante in particolare. Ovviamente per consentire alle arti disciplinari di divenire vettori di aggregazione che consentano alla sfera pubblica di guardarci con un occhio diverso - fattore sino ad ora sottovalutato ma a mio avviso di  fondamentale importanza - si rende necessaria, al fianco dei progressi della tecnica marziale, allo studio approfondito della biomeccanica, un’opera di convincimento (non di propaganda) riguardo il potenziale educativo e il bagaglio di valori delle discipline marziali. Da questa prospettiva ci attende un grande futuro se, e solo se, sapremo valorizzare in modo adeguato l’aspetto culturale delle nostre discipline. La pratica della forza implicita nel rigore marziale ci ha convinto che sia solo il piano della forza e dei rapporti tra le forze a giocare un ruolo importantissimo all’interno delle società, comprese quelle più complesse, negando la possibilità che le arti disciplinari nascano in uno spazio antropologico specifico. Le arti marziali sono anche il prodotto di risultanze culturali particolari, è innegabile che lo siano: rappresentano il punto di incontro tra il pensiero che la civiltà e la cultura siano prodotti unici dell’intellettualità e lo storicismo che implica il progresso dell’uomo al solo equilibrio tra i rapporti di forza; sono prima di tutto la risultanza di modi di vivere e vedere la società in misura diametralmente opposta: per questo motivo i veri praticanti sono esseri umani straordinariamente complessi. 

 


 

[1] Popper Karl R. Conoscenza oggettiva. Un punto di vista evoluzionistico - Edizione "Armando" 2002

Popper Karl R. Le fonti della conoscenza e dell'ignoranza - Edizione "Il Mulino" 2000

Popper Karl R. I due problemi fondamentali della teoria della conoscenza - Edizione "Il Saggiatore" 1998

 

[2] Feyerabend Paul K. Contro il metodo. Abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza - Edizione “Feltrinelli” 2002

 

KICKBOXING
La KickBoxing è uno sport da combattimento derivato dall'unione del karate nipponico con il pugilato occidentale, che combina cioè tecniche di calcio caratteristiche di arti marziali orientali ai colpi di pugno propri dello sport occidentale. Il termine kickboxing viene spesso confuso o utilizzato per definire diversi stili di lotta che prevedono l'uso combinato di gambe e braccia; la kickboxing propriamente detta viene praticata -a livello professionistico- da atleti che si affrontano, su un ring, a piedi nudi e calzando guantoni alle mani; permette l'utilizzo di pugni non sotto la cintura e di calci a gambe, tronco e viso. È vietato colpire in alcun modo un combattente che cade a terra. Altre tipologie di lotta distinte ma spesso indicate genericamente come kickboxe includono:
Boxe Americana o Full Contact Karate - ammessi pugni e calci al tronco ed al viso, pantaloni lunghi.
Boxe Francese o Savate - ammessi pugni alla parte superiore del corpo e calci alle gambe, tronco e viso, esclusi quelli di punta. Si indossa una tuta completa, chiamata accademica e delle scarpette da combattimento.
Kickboxing Cinese o Sanda - ammessi pugni e calci a gambe, tronco e viso e proiezioni di lotta. Calzoncini corti, piedi nudi.
Shoot Boxe - ammessi pugni e calci a gambe, tronco e viso. Proiezioni di lotta ammesse ed a terra il combattimento prosegue senza colpi ma solo con tecniche di lotta, strangolamento o immobilizzazioni. Calzoncini corti e piedi nudi.
Boxe Thailandese o Muay Thai - ammessi pugni, calci, ginocchiate, gomitate a gambe, tronco e viso. Si può legare e combattere avvinghiati in piedi "clinch" ma non si possono effettuare tecniche di lotta. Calzoncini corti e piedi nudi.
Boxe Birmana - in realtà si combatte solo in birmania, ed è come il pugilato tailandese ma a mani nude.
Kickboxing Russo o Sambo Contact - arte marziale sovietica che comprende le tecniche di lotta e judo nonché i colpi di pugno su ogni parte del corpo e le percosse di gamba. I competitori indossano una giacca di tela robusta denominata samboji, cintura, calzoncini corti e talvolta ginocchiere, caschetto protettivo e scarpette. Come per il sanda cinese, valgono tutti i colpi sportivi.
MIXED MARTIAL ARTS
Le arti marziali miste (AMM; spesso indicate con l'equivalente inglese Mixed Martial Arts , MMA o Valetudo) sono un sistema di combattimento che comprende una grande gamma di tecniche: pugni, calci, ginocchiate, gomitate, proiezioni, lotta a terra, leve articolari, strangolamenti . Le arti marziali miste possono essere praticate come sport di contatto regolamentato o in tornei con regole minime nei quali gli atleti vincono essenzialmente mandando l'avversario KO o sottomettendolo. La maggiore organizzazione di tornei di arti marziali miste è la Ultimate Fighting Championship (UFC).
DIFESA PERSONALE
Autodifesa, o difesa personale, è la capacità propria di saper gestire (o evitare) una disputa (non per forza violenta) tra individui che, per svariati motivi, possono giungere ad uno scontro. È molto diffusa l'opinione che la difesa personale sia solo un'insieme di tecniche ed insegnamenti atti ad atterrare un avversario prima che sia lui a farlo, come si può vedere in alcune pellicole cinematografiche confondendo l'autodifesa con lo street fighting. In realtà la difesa personale comprende sia tecniche fisiche per la difesa dalle aggressioni, sia un profondo lavoro psicologico.
CULTURA MARZIALE
Il “Progetto Cultura Marziale” è un laboratorio che offrirà ai praticanti la possibilità di conoscere le radici profonde della tecnica che viene appresa; l'idea e lo sviluppo di tale progetto si è concretizzata nel lavoro di ricerca svolto durante la compilazione della mia tesi di Laurea in Lettere riguardante le culture marziali. Un ulteriore approfondimento di queste tematiche mi ha consentito di affrontare l'argomento della sicurezza nelle società complesse nella successiva tesi di Laurea in Sociologia. Il "Progetto Cultura Marziale" è un laboratorio utile per comprendere le motivazioni sociali della nascita di sistemi di combattimento pressoché in tutte le culture e per lo studio di metodologie che migliorino gli standard di sicurezza nella vita quotidiana.
MUAY THAI
La Muay Thai (in lingua tailandese มวยไทย) nota anche come Thai Boxe o Boxe Tailandese, è uno sport da combattimento che ha le sue origini nella Mae Mai Muay Thai, antica tecnica di lotta thailandese. La Mae Mai Muay Thai studia combattimenti sia con le armi che senza ed era utilizzata dai guerrieri thailandesi in guerra, qualora avessero perso le armi. Attualmente il termine Muay Thai oggi identifica prevalentemente l'aspetto sportivo dell'arte marziale.
Caratteristiche di quest'arte marziale sono i micidiali colpi inferti con tibie (che anni di pratica condizionano fino a renderle durissime), gomiti e ginocchia. La Muay Thai in inglese è nota anche come "The science of the eight limbs" perché impiega otto punti del corpo per colpire: mani, tibie/piedi, gomiti, ginocchia. Del tutto particolare è il condizionamento da applicare alle parti impiegate per colpire: un processo lungo e piuttosto doloroso per i principianti, che comporta il colpire con frequenza costante sacchi di allenamento di durezza via via crescente. I thailandesi usano addirittura certi tipi di alberi locali dotati di tronco molto flessibile e corteccia liscia, ma sembrano essere favoriti da una struttura fisica di partenza diversa rispetto a quella tipica degli occidentali. I professionisti Thai, spesso figli di famiglie poverissime, iniziano la pratica dell'arte giovanissimi, facendo i loro primi incontri da bambini, intorno ai 9 anni, per essere considerati atleti pienamente maturi già sui 20. La Muay Thai é per i meno abbienti una via di realizzazione personale e professionale. La preparazione fisica è tra le più rigorose e sfiancanti di ogni sport: i professionisti osservano una rigorosa disciplina allenandosi due-tre ore due volte al giorno per cinque-sei giorni la settimana, correndo o nuotando per chilometri, saltando la corda, eseguendo flessioni su braccia e gambe, trazioni alla sbarra, esercizi per gli addominali e i muscoli del collo (importanti nel chap ko o clinch, un'altra particolarità della Muay Thai, una fase di lotta in piedi per sbilanciare l'avversario o entrare nella sua guardia) e cimentandosi in round dopo round di affinamento della tecnica ai pao o colpitori, il tutto sotto l'occhio attento di esperti maestri ex combattenti, i kru o ajarn. Oltre, naturalmente, allo sparring, condotto con maggiore o minore intensità a seconda del livello raggiunto, della preparazione e della condizione.
 
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